“Eleganza casual grazie ai dettagli”. È questa la frase chiave che descrive il brand di abbigliamento Elle O. fondato da Linda Orlandi, di Reggio Emilia. Slow fashion, tutela dell’ambiente, creatività e focus sul digitale caratterizzano questa attività che nasce con l’intento di rendere protagonista un elemento: l’accessorio. Scopri la storia e il progetto in questa intervista alla fondatrice.
Una laurea in Fashion Design alla NABA, Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Quattro anni in Max Mara e poi presso Ulisse Accessori Moda di Carpi. Questa è la storia di Linda Orlandi, 30 anni, una ragazza di Reggio Emilia. Una grande passione la spinge a fondare il brand di abbigliamento Elle O. Lab: quella per l’accessorio.
Elle O. Lab nasce dall’idea di rendere più eleganti capi basici e sportivi, come t-shirt o felpe, grazie all’impiego di inserti e accessori preziosi. Un capo Elle O. può quindi essere indossato da mattina a sera: Day & Night. L’attenzione e l’uso ricercato di questi accessori fa sì che il look sia “casual e ricercato, elegante e quotidiano, senza troppe costrizioni” – spiega Linda, fondatrice del brand.
Un profilo dall’animo vintage
Nuance rosate, fiori secchi, foto romantiche e ispirazioni cinematografiche. Pur non conoscendola, basta sbirciare sul suo profilo Instagram o visitare un suo stand alle fiere che frequenta come espositrice, per intuire la sua personalità, che emerge insieme agli abiti che progetta e confeziona.
Anche noi l’abbiamo conosciuta al Festival dell’Handmade di Verona qualche anno fa e siamo rimasti affascinati dalla sua idea di abbellire capi basici con passamanerie, pizzi e bottoni dall’animo vintage. Così, abbiamo fatto due chiacchiere, toccando tematiche come il processo di creazione, l’innovazione e la creatività dietro ai suoi prodotti e soprattutto il suo rapporto con il digitale.
Come nasce Elle O.?
Elle O. nasce un po’ per caso, come spesso succede quando facciamo ciò che ci appassiona. Lavoravo in un’azienda che progetta e commercializza accessori per l’abbigliamento e credo che l’idea sia nata proprio lì: tra passamanerie, nastri, pizzi e bottoni con cui trascorrevo le mie giornate.
Così, mi è venuta voglia di sperimentare e trovare una “collocazione” per gli accessori che vedevo e toccavo ogni giorno, conoscendoli sempre di più.
Ho iniziato acquistando delle t-shirt basiche e passavo il mio tempo libero a impreziosirle, tagliarle, cucirle e ricamarle usando gli accessori che acquistavo comodamente sul luogo di lavoro.
E la tua passione per gli accessori, da dove arriva?
Sono sempre stata attratta dalle mercerie, ancora prima di lavorare da Ulisse Accessori Moda. Per esempio, andavo alla ricerca del bottone che si sposasse con un certo tessuto o sceglievo la passamaneria ideale per impreziosire una giacca. La mia è nata forse come un’esigenza: quella di ricercare e poi creare.
Qual è il processo con cui progetti e realizzi i tuoi prodotti?
Spesso il processo di progettazione prevede che prima si disegni e si faccia una bozza dell’idea, e poi si trovino materiali e componenti.
Il mio processo di design invece è esattamente l’opposto: prima ricerco i materiali e poi decido cosa produrre. Non ho mai amato creare stando seduta ad una scrivania: ho sempre preferito immergermi tra tessuti e accessori, toccarli con mano e assaporarli.
Dove trovi la tua ispirazione quotidiana?
Trovo tanta ispirazione dal web, per esempio su Instagram e Pinterest, ma anche dal vintage: adoro visitare i mercatini di antiquariato alla ricerca di qualche pezzo speciale. E ancora, dai giornali di moda, anche da vecchie riviste, non devono necessariamente essere l’ultimo numero.
Cosa significa per te creatività?
Penso che la creatività abbia forme di espressione diverse per ognuno di noi. Nel mio caso è una questione di sopravvivenza: creare è un’esigenza e una necessità che nasce dal profondo ed è radicata da sempre in me (e con la parola “creare” intendo qualsiasi cosa, che sia un capo Elle O., un mazzo di fiori secchi o un angolo di casa da abbellire).
E l’innovazione?
Penso che l’innovazione non sia legata a chissà quali marchingegni tecnologici. Piuttosto, si riflette nel rispetto e nella tutela ambientale, aspetti cruciali se pensiamo al periodo che stiamo vivendo.
Nel mio caso per esempio, si tratta già di una piccola attività artigianale che rientra nella categoria dello slow fashion, alla quale vedo con piacere che sempre più persone si stanno avvicinando.
Scelgo spesso tessuti in stock, scartati da aziende di moda, per sostenere la filiera di ciò che è stato scartato e non “prodotto come nuovo”: è così che i capi Elle O. risultano spesso unici e in serie limitate.
Per quanto riguarda la tua attività, che rapporto hai con il digitale?
Sul digitale si basa gran parte della mia attività, sia a livello di pubblicità che di sponsorizzazione del prodotto. Grazie allo shop online, Instagram e alle fiere, sono riuscita a farmi conoscere e ad allargare la cerchia di clienti.
Il digitale è un grande impegno perché richiede dedizione e costanza e ci si deve dedicare giornalmente avendo cura e attenzione per i dettagli (come per molte altre attività).
Fortunatamente, mi piace tantissimo e anzi, spesso è dal mondo digitale che traggo tanti spunti creativi per la mia attività.
Hai qualche progetto per il futuro?
Un sogno nel cassetto sarebbe quello di aprire un negozio fisico nella mia città, usando una formula particolare che sto ancora studiando. Al momento rimane solo un “sogno” proprio perché è un progetto lontano.
Un piccolo progetto che vorrei realizzare invece per la collezione autunnale è di aprire una sezione “Vintage” con capi selezionati da me e impreziositi, come sempre, con gli accessori.
Mi ha sempre affascinato l’idea di dare una seconda vita ai capi che troppo spesso decidiamo di buttare via. Quello che non serve più a te può interessare a qualcun’ altro. Anche questa secondo me, è una bellissima forma di riciclo basata sulla sostenibilità ambientale. Vediamo se riuscirò a metterla in pratica… (dita incrociate!) 😉